Informazioni aggiuntive
Peso | 0,428 kg |
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Dimensioni | 15 × 21 cm |
Autore | |
Anno | |
Collana | |
A cura di | |
Formato | |
Pagine | |
EAN |
€8,50
Caneve e spelonce, ovvero cantine e frigoriferi naturali. Sono questi i protagonisti di questo libro dedicato alla cultura delle Dolomiti. Un tempo architetture fondamentali nella società di montagna, queste strutture sono oggi quasi sconosciuti alle giovani generazioni e non solo. Da qui la scelta di dedicare loro una pubblicazione che per la prima volta ne racconta funzionamento e utilizzi in un affresco vivace e inedito della società alpina e prealpina dei secoli scorsi.
Peso | 0,428 kg |
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Dimensioni | 15 × 21 cm |
Autore | |
Anno | |
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A cura di | |
Formato | |
Pagine | |
EAN |
Sono questi i protagonisti di questo libro dedicato alla cultura delle Dolomiti.
Un tempo architetture fondamentali nella società di montagna, queste strutture sono oggi quasi sconosciuti alle giovani generazioni e non solo. Da qui la scelta di dedicare loro una pubblicazione che per la prima volta ne racconta funzionamento e utilizzi in un affresco vivace e inedito della società alpina e prealpina dei secoli scorsi.
A dipingerlo, in 190 pagine complessive, sono i saggi di Marco Rech, Serena Turrin, Lois Bernard, Gigi Corazzol, Sandro Maoret, Maria Marzi, Francesco Padovani, Dunio Piccolin, Loris Santomaso. Si passa così dalla ricostruzione di come questi ambienti venivano usati alla documentazione delle impréste, cioè degli attrezzi in essi utilizzati. Dal tinàzh (cioè il vaso usato per la fermentazione del mosto) alla gràmola da ùa, dalle fògole alle mastèle: il libro è un’immersione nella civiltà contadina che è occasione anche per rievocarne antiche usanze e riti. Basti citare a questo proposito il prezioso saggio di Gigi Corazzol dedicato alle Osterie del contado di Zumelle nella prima metà del ‘600: il territorio è ben definito ma i fatti che vi si svolgono sono solo lo spunto per narrare modi e usi sociali diffusi nell’area alpina. Altrove sarebbero stati difficilmente ricostruibili ma a Mel nel bellunese, spiega Corazzol, la ricchezza dell’archivio permette questo tipo di indagini. Con risultati del tutto inaspettati, come la scoperta che nelle osterie lavoravano anche i battilana.
Ad impreziosire ciascuno dei nove saggi, introdotti dalla prefazione di Marco Rech, è un apparato fotografico estremamente ricco. Lo compongono sia immagini d’epoca – basti citare le foto della Giazzera di Ramezza nel 1921 – sia le fotografie scattate in varie località della provincia bellunese e che documentano alcune tra le caneve e le spelonce più significative ancor oggi esistenti e visibili.
Alcune sono di proprietà privata, dunque difficilmente accessibili; per le altre il libro diventa invito ad una visita. Un modo per scoprire una cultura ed una storia che è radice in parte dimenticata del presente.
Il volume è una raccolta di riflessioni e di parole, le parole della montagna che diventano pensieri. Sono le parole delle ALBE fatte di silenzi. Sono le parole della NOTTE che ha ceduto con discrezione i suoi segreti al VENTO. Sono le parole delle ACQUE che gorgogliano frale ombre di un BOSCO pieno d’incanto. Sono le parole delle ferite inferte dall’uomo ai Monti e che ora raccontano struggenti vicende di una GUERRA non troppo lontana. Sono le parole dell’INVERNO che sigilla la ROCCIA in uno scrigno di diamanti. Sono le parole delle NUVOLE, scialli leggeri dispiegati a coprire le spalle di giganti di pietra: le MONTAGNE.
L’autrice spiega di “aver cercato di fermare il suo tempo nei pensieri che ha raccolto nel lungo cammino che l’ha portata a frugare fra le pieghe di roccia, nei cupi canali, nella luce sfolgorante del sole, nella bandiera turchina del cielo. Un piccolo ricordo per farle pensare che vivere “quassù” non è mai vivere soli e che ogni parola è dono prezioso.
Dopo “le scarpette di vernice” che ha tanto colpito e commosso, Viviana Vazza, di Longarone superstite della tragedia del Vajont torna a riprendere la penna in mano per consegnarci questa ” carezza alla memoria”, una sorta di riconciliazione con il doloroso passato. Ne esce un quadro molto bello: la storia di un luogo e di una comunità e la presentazione di personaggi di grande intensità. Nella sua presentazione il Professor Gioachino Bratti ex-sindaco di Longarone auspica che questo libro possa sfiorare chi legge queste pagine, soprattutto i giovani, per renderli partecipi di un passato ricco di valori e di insegnamenti.
Viviana Vazza nasce a Longarone: all’età di 16 anni si confronta con la tragedia del Vajont che stravolge completamente la sua vita. Nonostante il dolore, ha sempre cercato di trovare spunti per lenirlo e trova negli studi di psicodramma una forza per superarlo. Ha avuto una vita ricca, dipinge e considera la scrittura una “manna del cielo”
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
Tutte le nostre spedizioni in Italia avvengono via corriere BRT. Per costi e termini di servizio clicca qui.
Per contattarci: info@edizionidbs.it
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