Informazioni aggiuntive
Dimensioni | 16 × 23 cm |
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€20,90
Gli animali, la fienagione, la lavorazione del latte: il mondo agropastorale veneto si svela attraverso “Piedi in erba, mani in pasta”, il glossario degli attrezzi e ambienti di vita della famiglia contadina. Il libro, scritto da Lois Bernard, è il seguito del volume “Cose di vecchie case” con cui lo stesso autore aveva esplorato il mondo rurale attraverso gli oggetti utilizzati all’interno delle mura domestiche. Il percorso di esplorazione prosegue ora sui campi e nelle stalle delle vecchie case, in un viaggio nel tempo fatto attraverso testimonianze di vita materiale di cui oggi spesso si conoscono solo in modo confuso funzione e modo di utilizzo.
Dimensioni | 16 × 23 cm |
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Il volume è il secondo di un’opera che è omaggio alla genialità e inventiva della cultura rurale di un tempo.
Gli animali, la fienagione, la lavorazione del latte: il mondo agropastorale veneto si svela attraverso “Piedi in erba, mani in pasta”, il glossario degli attrezzi e ambienti di vita della famiglia contadina. Il libro, scritto da Lois Bernard, è il seguito del volume “Cose di vecchie case” con cui lo stesso autore aveva esplorato il mondo rurale attraverso gli oggetti utilizzati all’interno delle mura domestiche. Il percorso di esplorazione prosegue ora sui campi e nelle stalle delle vecchie case, in un viaggio nel tempo fatto attraverso testimonianze di vita materiale di cui oggi spesso si conoscono solo in modo confuso funzione e modo di utilizzo.
Dal torcinaso all’affumicatore per api, dalla falce fienaia alla taccola, dalla zangola alla fiscella, Bernard documenta caratteristiche tecniche, modalità costruttive ed utilizzo, consuetudini legate agli oggetti. Egli – forte di una ricerca sul campo durata oltre dieci anni – riesce a da voce agli oggetti rendendoli testimoni parlanti della civiltà contadina. Spiega infatti nell’introduzione: “Gli attrezzi parlano, parlano anche dalle pagine di un libro, basta saperli ascoltare. Ognuno ha una storia da raccontare, è stato testimone discreto di tanti fatti di vita, è invecchiato anche lui assieme alla famiglia che l’ha adottato e della quale è diventato parte. La vecchiaia lo ha reso ancor più nobile. Le screpolature e i tarli del suo legno, la ruggine del suo ferro, la menomazione di un pezzo mancante, ne hanno accresciuto la dignità e il valore”.
Come nel primo volume l’obiettivo dell’autore è di far capire al lettore l’inventiva, la genialità, le conoscenze che permisero la realizzazione degli attrezzi di cui scrive. In questo sta l’eccezionalità dell’opera, che è complessivamente un omaggio a quella capacità di “arrangiarsi trovando sempre una soluzione”, segno distintivo del vivere in montagna. Piedi in erba, così come Cose di vecchie case, offre una rivalutazione culturale del mondo montano che oltre ogni stereotipo si conferma una società capace di esprimere ingegno e intelletto spesso sorprendenti.
Composto di 304 pagine a colori, formato 16×23, “Piedi in erba, mani in pasta” è impreziosito dai disegni di Renato Dal Cin ed è stato realizzato con la consulenza fotografica di Oreste Tormen. Oltre cinquecento le foto contenute nel libro, sia d’epoca che attuali, con attenzione a documentare anche visivamente ove possibile le modalità di utilizzo degli oggetti.
Il volume è una raccolta di riflessioni e di parole, le parole della montagna che diventano pensieri. Sono le parole delle ALBE fatte di silenzi. Sono le parole della NOTTE che ha ceduto con discrezione i suoi segreti al VENTO. Sono le parole delle ACQUE che gorgogliano frale ombre di un BOSCO pieno d’incanto. Sono le parole delle ferite inferte dall’uomo ai Monti e che ora raccontano struggenti vicende di una GUERRA non troppo lontana. Sono le parole dell’INVERNO che sigilla la ROCCIA in uno scrigno di diamanti. Sono le parole delle NUVOLE, scialli leggeri dispiegati a coprire le spalle di giganti di pietra: le MONTAGNE.
L’autrice spiega di “aver cercato di fermare il suo tempo nei pensieri che ha raccolto nel lungo cammino che l’ha portata a frugare fra le pieghe di roccia, nei cupi canali, nella luce sfolgorante del sole, nella bandiera turchina del cielo. Un piccolo ricordo per farle pensare che vivere “quassù” non è mai vivere soli e che ogni parola è dono prezioso.
Dopo “le scarpette di vernice” che ha tanto colpito e commosso, Viviana Vazza, di Longarone superstite della tragedia del Vajont torna a riprendere la penna in mano per consegnarci questa ” carezza alla memoria”, una sorta di riconciliazione con il doloroso passato. Ne esce un quadro molto bello: la storia di un luogo e di una comunità e la presentazione di personaggi di grande intensità. Nella sua presentazione il Professor Gioachino Bratti ex-sindaco di Longarone auspica che questo libro possa sfiorare chi legge queste pagine, soprattutto i giovani, per renderli partecipi di un passato ricco di valori e di insegnamenti.
Viviana Vazza nasce a Longarone: all’età di 16 anni si confronta con la tragedia del Vajont che stravolge completamente la sua vita. Nonostante il dolore, ha sempre cercato di trovare spunti per lenirlo e trova negli studi di psicodramma una forza per superarlo. Ha avuto una vita ricca, dipinge e considera la scrittura una “manna del cielo”
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
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