Informazioni aggiuntive
Peso | 0,409 kg |
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Dimensioni | 15 × 21 cm |
Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
EAN |
€10,50
Esaurito
LA STORIA DI UNA DONNA CHE FONDO’ UNA CITTA’
Dalle Dolomiti al Brasile per fondare presso Caxias do Sul un paese – Ana Rech– il cui nome ricorda la donna che diede inizio alla sua storia.
Come questa contadina bellunese – alla fine dell’800, quasi cinquantenne, analfabeta, vedova e madre di sette figli, di cui due minorati – sia riuscita ad entrare nella storia di una comunità che oggi conta oltre 20.000 abitanti è una vicenda appassionante: la racconta con stile lieve ed attraente Salvatore Liotta nel libro “Il viaggio di Anna Rech”, edito da DBS Zanetti.
Originaria di Pedavena, piccolo borgo in provincia di Belluno alle porte delle Dolomiti, Anna vive una situazione di abbandono, miseria e fame. Nessun aiuto riesce ad ottenere dall’autorità politica ed amministrativa a cui ricorre in cerca di lavoro per la sopravvivenza sua e dei suoi figli. In quel contesto acquista rilievo il sostegno del parroco, ma nonostante il suo affetto nessuna luce appare per la soluzione del cruciale problema della sopravvivenza. Nel 1876 l’unica alternativa è partire, direzione sud America. Un viaggio della speranza che dura quattro mesi e che si conclude con l’arrivo sui due lotti di 25 ettari ciascuno avuti in concessione nello Stato più meridionale del Brasile, il Rio Grande do Sul. Il terreno è in una posizione strategica, si trova infatti tra i punti obbligati di passaggio per quanti salgono o scendono dalle piste dei Campos de Cima da Serra. Anna intuisce le potenzialità che questo significa: non ha cultura scolastica, ma non le mancano senso pratico e spirito d’iniziativa: svolge il fondamentale ruolo di levatrice in una giovane comunità in via di formazione e, con l’aiuto dei figli, trasforma la sua casa colonica in osteria, spaccio di generi di prima necessità e locanda dove dare ospitalità e ristoro ai viandanti.
Il locale diviene un punto di riferimento per coloni, commercianti ed allevatori locali al punto da consolidarsi come locuzione di riferimento topografico. Tale nome, diventato Ana Rech per adattamento all’idioma locale, passerà agli atti notarili, ai rapporti dei funzionari governativi, alle carte geografiche arrivando ad identificare il nucleo abitato che lentamente si svilupperà nella zona.
Peso | 0,409 kg |
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Dimensioni | 15 × 21 cm |
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LA STORIA DI UNA DONNA CHE FONDO’ UNA CITTA’
Dalle Dolomiti al Brasile, l’incredibile vicenda realmente accaduta è raccontata nel libro di Salvatore Liotta
Dalle Dolomiti al Brasile per fondare presso Caxias do Sul un paese – Ana Rech– il cui nome ricorda la donna che diede inizio alla sua storia.
Come questa contadina bellunese – alla fine dell’800, quasi cinquantenne, analfabeta, vedova e madre di sette figli, di cui due minorati – sia riuscita ad entrare nella storia di una comunità che oggi conta oltre 20.000 abitanti è una vicenda appassionante: la racconta con stile lieve ed attraente Salvatore Liotta nel libro “Il viaggio di Anna Rech”, edito da DBS Zanetti.
Originaria di Pedavena, piccolo borgo in provincia di Belluno alle porte delle Dolomiti, Anna vive una situazione di abbandono, miseria e fame. Nessun aiuto riesce ad ottenere dall’autorità politica ed amministrativa a cui ricorre in cerca di lavoro per la sopravvivenza sua e dei suoi figli. In quel contesto acquista rilievo il sostegno del parroco, ma nonostante il suo affetto nessuna luce appare per la soluzione del cruciale problema della sopravvivenza. Nel 1876 l’unica alternativa è partire, direzione sud America. Un viaggio della speranza che dura quattro mesi e che si conclude con l’arrivo sui due lotti di 25 ettari ciascuno avuti in concessione nello Stato più meridionale del Brasile, il Rio Grande do Sul. Il terreno è in una posizione strategica, si trova infatti tra i punti obbligati di passaggio per quanti salgono o scendono dalle piste dei Campos de Cima da Serra. Anna intuisce le potenzialità che questo significa: non ha cultura scolastica, ma non le mancano senso pratico e spirito d’iniziativa: svolge il fondamentale ruolo di levatrice in una giovane comunità in via di formazione e, con l’aiuto dei figli, trasforma la sua casa colonica in osteria, spaccio di generi di prima necessità e locanda dove dare ospitalità e ristoro ai viandanti.
Il locale diviene un punto di riferimento per coloni, commercianti ed allevatori locali al punto da consolidarsi come locuzione di riferimento topografico. Tale nome, diventato Ana Rech per adattamento all’idioma locale, passerà agli atti notarili, ai rapporti dei funzionari governativi, alle carte geografiche arrivando ad identificare il nucleo abitato che lentamente si svilupperà nella zona.
Scrive ad introduzione dell’opera Vitalina Maria Frosi, docente di Italianistica presso l’Università di Caxias do Sul: “Vari personaggi sono introdotti nella storia: italiani e brasiliani, persone semplici e persone di potere, uomini e donne, adulti e bambini. Il filo conduttore gira intorno al personaggio principale: Anna. Liotta dà movimento e vita a questo personaggio, conosce il suo mondo interiore, i suoi desideri e sogni, le sue frustrazioni, le sue allegrie, le sue paure, la sua insicurezza e la sua fermezza. In questo libro la finzione si unisce alla verità dei fatti storici e politici. Impressiona la conoscenza di quel che avvenne nel porto di Genova, in quello di Rio de Janeiro e in quello di Rio Grande. Il viaggio di Anna ha verità storica. Il suo arrivo in terra Brasiliana, il suo impatto con la foresta ostile dell’interno selvaggio, la paura degli insetti e delle fiere. Ma non è solo Anna che viaggia, soffre, lotta e vince. C’è universalità nella storia narrata, essa si estende a migliaia di emigranti che hanno deciso di abbandonare la propria patria in cerca di sopravvivenza in terre straniere. Il libro è una gioia in cui sono perfettamente coniugate lezioni di storia, di geografia, di politica, del sapere popolare, della saggezza custodita e trasmessa da un paese ad un altro. Tutto è raccontato in forma accattivante, con fluidità narrativa, con lo stile di chi sa molto ed è riuscito a trasmetterlo. In sintesi, il libro costituisce anche un bello e significativo omaggio ad una donna che, anche in vita, vide la comunità da lei fondata essere denominata col suo stesso nome, adesso portoghesizzato in Ana Rech”.
Il volume è una raccolta di riflessioni e di parole, le parole della montagna che diventano pensieri. Sono le parole delle ALBE fatte di silenzi. Sono le parole della NOTTE che ha ceduto con discrezione i suoi segreti al VENTO. Sono le parole delle ACQUE che gorgogliano frale ombre di un BOSCO pieno d’incanto. Sono le parole delle ferite inferte dall’uomo ai Monti e che ora raccontano struggenti vicende di una GUERRA non troppo lontana. Sono le parole dell’INVERNO che sigilla la ROCCIA in uno scrigno di diamanti. Sono le parole delle NUVOLE, scialli leggeri dispiegati a coprire le spalle di giganti di pietra: le MONTAGNE.
L’autrice spiega di “aver cercato di fermare il suo tempo nei pensieri che ha raccolto nel lungo cammino che l’ha portata a frugare fra le pieghe di roccia, nei cupi canali, nella luce sfolgorante del sole, nella bandiera turchina del cielo. Un piccolo ricordo per farle pensare che vivere “quassù” non è mai vivere soli e che ogni parola è dono prezioso.
Dopo “le scarpette di vernice” che ha tanto colpito e commosso, Viviana Vazza, di Longarone superstite della tragedia del Vajont torna a riprendere la penna in mano per consegnarci questa ” carezza alla memoria”, una sorta di riconciliazione con il doloroso passato. Ne esce un quadro molto bello: la storia di un luogo e di una comunità e la presentazione di personaggi di grande intensità. Nella sua presentazione il Professor Gioachino Bratti ex-sindaco di Longarone auspica che questo libro possa sfiorare chi legge queste pagine, soprattutto i giovani, per renderli partecipi di un passato ricco di valori e di insegnamenti.
Viviana Vazza nasce a Longarone: all’età di 16 anni si confronta con la tragedia del Vajont che stravolge completamente la sua vita. Nonostante il dolore, ha sempre cercato di trovare spunti per lenirlo e trova negli studi di psicodramma una forza per superarlo. Ha avuto una vita ricca, dipinge e considera la scrittura una “manna del cielo”
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
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