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Voci dalla steppa

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Testimonianze di reduci della Seconda Guerra Mondiale. Terza edizione riveduta ed ampliata con nuove foto.

Il libro raccoglie le storie, raccontate in prima persona e senza enfasi o retorica, di militari italiani – in gran parte originari delle zone alpine – che sopravvissero alla Campagna di Russia.
A settant’anni dal dramma dell’inferno bianco l’eco di queste “voci dalla steppa” costituisce una testimonianza scarna, chiara, attendibile e terribile di quel che fu la ritirata di Russia.

Il libro ha un orizzonte vasto, fatto di singoli episodi che come tante tessere costituiscono un mosaico in cui la guerra è qualcosa di diverso da quanto raccontato nei libri di storia. E’ piuttosto l’esperienza quotidiana e unica degli uomini che la combatterono giorno dopo giorno, con le loro ansie emozioni fatiche paure crudeltà ma anche con eroismi piccoli e grandi di cui ognuno fu testimone e protagonista.

 

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Informazioni aggiuntive

Peso 1,17 kg
Dimensioni 17 × 24 cm
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Descrizione

Testimonianze di reduci della Seconda Guerra Mondiale. Terza edizione riveduta ed ampliata con nuove foto.

Il libro raccoglie le storie, raccontate in prima persona e senza enfasi o retorica, di militari italiani – in gran parte originari delle zone alpine – che sopravvissero alla Campagna di Russia.
A settant’anni dal dramma dell’inferno bianco l’eco di queste “voci dalla steppa” costituisce una testimonianza scarna, chiara, attendibile e terribile di quel che fu la ritirata di Russia.

Il libro ha un orizzonte vasto, fatto di singoli episodi che come tante tessere costituiscono un mosaico in cui la guerra è qualcosa di diverso da quanto raccontato nei libri di storia. E’ piuttosto l’esperienza quotidiana e unica degli uomini che la combatterono giorno dopo giorno, con le loro ansie emozioni fatiche paure crudeltà ma anche con eroismi piccoli e grandi di cui ognuno fu testimone e protagonista.

Un aviere autista racconta d’una giovane ebrea allo scalo di Cracovia uccisa a bruciapelo da un’S.S. per essere arrivata in ritardo al lavoro forzato, un altro ricorda un capannone sorvegliato dai tedeschi, a Vorosìlovgrad occupata, pieno di uomini, donne e bambini che giorno dopo giorno si svuotava e poi tornava a riempirsi. Un milite forestale ricorda il deposito di autocarri italiani nuovi di zecca, a Kantemirovka, nella zona di Rossoš, che sarebbero stati la salvezza nei concitati momenti della ritirata sotto il tiro dei terribili carri T-34, ma non avevano le batterie … Poi magazzini incendiati, ospedali evacuati, feriti che fuggivano con la sola coperta a 40 gradi sottozero. Ma anche esempi di sovrumani episodi e di splendidi combattenti, il coraggio degli ufficiali nell’affrontare il nemico e rifiutare la resa, il sacrificio di tanti alpini dell’Aquila e del Val Cismon a Selenyi Jar e tanto, tanto ancora, compresa una parentesi rosa: l’alpino che, congelato e sfinito, termina la sua fuga nell’isba e ci resta per gli occhi dolci d’una ragazza. E poi, fra i tanti racconti, anche quello di un internato negli allucinanti campi sovietici.
Scrive nell’introduzione Emanuele Principi: “Questo libro è prezioso, per la ‘normalità’ delle storie che racconta, per l’affresco grandioso e commovente, ma anche austero e dignitoso, che dipinge quell’umanità ai confini della vita, umanità di cui l’Italia non può e non deve dimenticarsi”.
Da qui la scelta dei due autori di rispettare in modo rigoroso le testimonianze rese dai reduci, limitandosi solamente a tradurre il dialetto in italiano e sottoponendo loro la redazione finale per definitiva approvazione.
Il volume è impreziosito da un ricco apparato iconografico raccolto dagli autori durante le interviste ai reduci e che introducono in modo impressionante i singoli racconti.

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