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Fra l’amore e la morte

4,00

Raccolta di poesie.

Ristampa anastatica con una nota di Lucio De Bortoli.

Scrive De Bortoli nella prefazione: “Nella multiforme produzione intellettuale di Augusto Serena la poesia occupa, nel sentire comune, una posizione marginale. La ragione c’è. L’erudizione, che negli studi storici e letterari conferisce tono e peso allo studioso, finisce per essere, nell’incontro con il verso poetico, obiettivo fattore di pesantezza manieristica per il poeta. Questo vale, fondamentalmente, per le raccolte poetiche in italiano, profondamente influenzate, peraltro, dall’ultimo Carducci, poeta della real casa.

Non è così per le poesie raccolte in questo libricino. La scrittura in lingua materna, come amava dire l’autore, sia pur modellata attorno ad un dialetto più urbano che rurale, non era, forse, in cima alle attese letterarie del Serena poeta. Ciò malgrado, la stretta omologia tra scelta linguistica e temi (affetti, quotidianità, ricordi, sentimenti) trasforma queste piccole rime in frammenti senza tempo e, forse per questo, ben più amabili dei versi ufficiali.

 

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Descrizione

Raccolta di poesie.

Ristampa anastatica con una nota di Lucio De Bortoli.

Scrive De Bortoli nella prefazione: “Nella multiforme produzione intellettuale di Augusto Serena la poesia occupa, nel sentire comune, una posizione marginale. La ragione c’è. L’erudizione, che negli studi storici e letterari conferisce tono e peso allo studioso, finisce per essere, nell’incontro con il verso poetico, obiettivo fattore di pesantezza manieristica per il poeta. Questo vale, fondamentalmente, per le raccolte poetiche in italiano, profondamente influenzate, peraltro, dall’ultimo Carducci, poeta della real casa.

Non è così per le poesie raccolte in questo libricino. La scrittura in lingua materna, come amava dire l’autore, sia pur modellata attorno ad un dialetto più urbano che rurale, non era, forse, in cima alle attese letterarie del Serena poeta. Ciò malgrado, la stretta omologia tra scelta linguistica e temi (affetti, quotidianità, ricordi, sentimenti) trasforma queste piccole rime in frammenti senza tempo e, forse per questo, ben più amabili dei versi ufficiali.

Il Serena vernacolare è molto amato da noi montebellunesi; è molto amato perché egli sa ancora suscitare una catena di emozioni “casalinghe” che trova splendida e suggestiva evocazione nella nostalgica e struggente ouverture de La Vendema e nel commovente quartetto di Co torno a casa. Ma non c’è solo questo. C’è anche l’uomo che esce dai suoi abiti accademici e professorali per entrare, sia pur per poco, nel retro di una vita molto ufficiale ma, allo stesso tempo, fitta di emozioni e sentimenti (si legga l’intensa La tradida). Quando questo accade, Serena sceglie il dialetto e lo fa per rievocare ciò che, alla fine, è sempre stato al centro della sua vita (i suoi alunni, la famiglia, i luoghi della ricerca). Temi privati compaiono naturalmente anche nel classicismo delle poesie in italiano letterario. Ma il risultato è molto lontano dall’intimità di quelli che l’autore amava chiamare intermezzi rustici. E ciò dimostra, una volta di più, quanto il rigore culturale e filologico fosse per lui, prima di tutto, abito formale destinato a ridimensionare ogni tentativo di incursione nel privato. In questa separazione linguistica di forme se non di percorsi finisce per rientrare anche il commosso omaggio del senatore Bertolini, uomo attorniato da commi e procedure ma nient’affatto di pietra come ben testimonia la sua personale e straordinaria mobilitazione di risorse e di mezzi in occasione del disastroso terremoto di Messina del 1908. Il cedimento emotivo ammesso nella breve introduzione alla ristampa, che qui proponiamo in edizione anastatica, dimostra che le cantilene che ora ci cullano erano e sono proprio senza tempo.

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