Informazioni aggiuntive
Dimensioni | 17 × 24 cm |
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A cura di | |
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Pagine |
€11,05
L’anno della fame in Veneto e in Friuli raccontato da Caterina Arrigoni nei sui diari della Grande Guerra. Una testimonianza eccezionale di quanto avvenne tra Caporetto e la liberazione nelle terre tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto.
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L’anno della fame in Veneto e in Friuli raccontato da Caterina Arrigoni nei suoi diari della Grande Guerra.
31 ottobre 1917. A Valdobbiadene, nelle Prealpi Trevigiane, Caterina Arrigoni comincia a raccontare l’invasione e l’occupazione alla cognata Pierina Barcelloni Corte. Dovrebbe essere una corrispondenza giornaliera, ma la chiusura degli uffici postali e la conseguente impossibilità di inviare le lettere trasforma i suoi scritti in un diario: “Quando senza polenta si moriva di fame”, ora integralmente pubblicato da Edizioni DBS per gentile concessione della famiglia Arrigoni .
Il volume, di 464 pagine, era stato oggetto lo scorso giugno di una prima edizione a tiratura limitata promossa dal Comune di Valdobbiadene e finanziata dalla Regione Veneto. Ripubblicato ora grazie allo stesso Comune, è una testimonianza eccezionale di quanto avvenne tra Caporetto e la liberazione nelle terre lungo la sponda sinistra del Piave. E’ un vero e proprio unicum per l’ampiezza del racconto, la lucida precisione dei dettagli, il garbo e la sensibilità con cui sono descritti i fatti, l’accurata eleganza dello stile. Caratteristiche in linea con la personalità della sua autrice, donna di grande cultura, capace di leggere con sguardo acuto e consapevole la realtà e gli eventi. Caterina non si limita a descrivere ma contestualizza e offre chiavi di lettura per quanto accade, compiendo un’operazione straordinaria.
Il suo racconto si muove lungo la pedemontana partendo da Valdobbiadene, paese in cui è nata nel 1882 e dove vive con la famiglia. In seguito alla Caporetto (24 ottobre 1917), mentre molti in paese fuggono, Caterina, il padre notaio e la sorella Adelia scelgono, coraggiosamente, di restare. Il 4 dicembre 1917 in paese giunge l’ordine di sgombero e gli Arrigoni sono costretti a loro volta a lasciarlo. Su un camion, con altri profughi, partono alla volta di Vittorio Veneto dove sperano di potersi rifugiare presso i parenti Lucheschi a Serravalle o a Colle Umberto. Sono invece costretti a sistemarsi a Cozzuolo, in piena campagna, presso gli zii Pampanini. Nonostante la posizione periferica, a Caterina sfugge ben poco di quel che accade a Vittorio: la fame, le violenze, l’angoscia dei profughi, la crudeltà ottusa degli occupanti, le lacerazioni tra la stessa popolazione civile ospitante.
Anche confrontando il diario di Caterina con altre analoghe testimonianze trevigiane, quanto emerge è un racconto in cui la correttezza delle informazioni sposa un’umanità e una prospettiva di visione singolari. Basterebbe questo da solo a fare dell’opera un testo prezioso per chiunque voglia conoscere meglio quel periodo. I due curatori – Luca Nardi e Giancarlo Follador – lo hanno impreziosito con note a pie di pagina che aiutano il lettore a contestualizzare meglio riferimenti e persone citati. Nardi e Follador hanno inoltre voluto corredare il testo con alcuni scatti che documentano quanto Caterina scrive, offrendo al lettore un prezioso riscontro su quanto narrato dalla donna a costo della propria vita. Scrive a questo proposito Caterina: “Certe volte mi dico: sono imprudente a tenere questo diario. Se me lo trovano, m’internano! Quante volte fui sul punto di bruciarlo ma è per me così dolce trattenermi con te e, se sopravvivrò, penso che mi sarà caro conservare le impressioni di questi lunghi mesi. Se un cataclisma dovesse sconvolgerci tutti e non rivedervi più, forse solo questi fogli, trovati a caso magari fra qualche anno, diranno a te e ai fratelli quanto vi amiamo, quanto abbiamo pensato a voi, quanto abbiamo sofferto”.
Luca Nardi: nato a Valdobbiadene (TV) nel 1990, laureato in Scienze Storiche, collaboratore di giornali locali. Nelle sua tesi di laurea si è occupato di prima e di seconda guerra mondiale, con particolare interesse per la memoria orale e la storia locale.
Giancarlo Follador: nato a Valdobbiadene (TV) nel 1950, laureato in Lettere, insegnante per trentasette anni, ricercatore di storia locale. Ha curato i volumi su Alano di Piave, Codognè, Covolo, San Pietro di Barbozza, Valdobbiadene, Vas. Ha scritto su Belluno, San Fior, San Vendemmiano, Vidor. E’ autore di saggi sulla storia del Risorgimento di Treviso, pubblicati dalla rivista “Flaminio”. Suoi articoli, sempre di carattere storico, sono comparsi in numerose altre riviste. Giornalista pubblicista, collabora con vari periodici del Quartier del Piave.
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
Dopo la versione italiana del volume andata esaurita, Verica propone anche la versione in inglese per poter raggiungere ancora più lettori. Di qualsiasi lingua, di qualsiasi etnia o colore tutti abbiamo bisogno di un porto sicuro.
Affresco di un epoca ed odissea di una famiglia, come tante, attraverso le tappe di un viaggio tra ricordi, sacrifici e rinunce per cercare, ognuno a modo suo, un posto da chiamare casa.
Quando si diffuse nell’ottobre del 1917 la notizia della rotta di Caporetto, anche tra le genti nel Bellunese sorse il panico per una imminente invasione dell’esercito austro-tedesco. Purtroppo quella non rimase solo una sensazione, poichè nei primi giorni di novembre, le truppe si insediarono nelle vallate e per la prima volta i Bellunesi si trovarono la guerra letteralmente in casa.
Gianni Viel crede fortemente che il terreno teatro di questa battaglia, trattenga segni e tracce visibili di quanto i nostri predecessori hanno subito in quei giorni tragici. Lo stesso recupera materiali, ma pulisce anche i luoghi dalla vegetazione infestante e posiziona tabelle indicative per chi volesse avventurarsi in quei luoghi.
L’incontro con Giorgio Tosato ha permesso di contestualizzare l’argomento anche da un punto di vista storico grazie all’utilizzo di materiali documentali e la capacità narrativa dello stesso autore di molti libri sulla Grande Guerra
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