Informazioni aggiuntive
Peso | 0,65 kg |
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Dimensioni | 14,5 × 21 cm |
Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
A cura di | Andrea Comotti, Egidio Maggioni, Livio Scopel, Luigi Pozzi, Marco Rech |
€3,40
“Quaderno di Bettio Irene. Ricordo di Rasai anno 1917-1918” riproduce il diario di Irene Bettio scritto durante la Grande Guerra. Il testo originale è manoscritto, con calamo e pennino, su un quaderno scolastico a quadrotti (153 x 210 mm) di 28 pagine con copertina beige scuro intestata AUTUNNO QUADERNO DI (integrata dalla scritta a mano BETTIO IRENE), illustrata sul recto (cornice viticola al tratto e disegni di bambini in silhouette nera) e sul verso (tavola pitagorica in cornice floreale). Comprende il periodo dal febbraio 1917 al 31 ottobre 1918.
Peso | 0,65 kg |
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Dimensioni | 14,5 × 21 cm |
Autore | |
Anno | |
Formato | |
Pagine | |
A cura di | Andrea Comotti, Egidio Maggioni, Livio Scopel, Luigi Pozzi, Marco Rech |
“Quaderno di Bettio Irene. Ricordo di Rasai anno 1917-1918” riproduce il diario di Irene Bettio scritto durante la Grande Guerrae ritrovato da figlia e nipote.
Il testo originale è manoscritto, con calamo e pennino, su un quaderno scolastico a quadrotti (153 x 210 mm) di 28 pagine con copertina beige scuro intestata AUTUNNO QUADERNO DI (integrata dalla scritta a mano BETTIO IRENE), illustrata sul recto (cornice viticola al tratto e disegni di bambini in silhouette nera) e sul verso (tavola pitagorica in cornice floreale). Comprende il periodo dal febbraio 1917 al 31 ottobre 1918.
Rispetto al testo originario si è introdotto un sistema autonomo di date (che nel manoscritto sono inserite discorsivamente, nella gran parte dei casi, a inizio di capoverso e nel corso del testo). Si sono uniformate in minuscolo le iniziali degli aggettivi di nazionalità (italiani, tedeschi, ecc. ) e dei sostantivi della gerarchia militare (sergente, tenente, ecc.) che nel testo non hanno forma univoca Sono state mantenute tutte le forme anomale di derivazione parlata-dialettale per sostantivi (areoplano, retticolati, armestizio), aggettivi (busniaci, accellerato, amuffito), verbi (chiaccherando, c’imbatemmo, credavamo, attendavamo), articoli (l’italiani) e particelle pronominali (l’augurio che le [invece di “a loro” o “gli”] faccio; potrò vedergli ancora i miei italiani); così come l’uso di al [invece di il] nelle espressioni temporali (al 14 novembre), le concordanze anomale nel genere (brutti bestie) e le frequenti sillessi (un reggimento di alpini ungheresi arrivarono) al fine di preservare il sapore-candore naif del testo.
Sono state invece corrette le grafie sovrabbondanti dei due ricorrenti aggettivi orribbile e terribbile.
Si è scelto di mantenute le indicazioni numeriche in lettere e in cifre per non alterare l’impronta diaristica spontanea e si è integrata la punteggiatura dove evidentemente mancante (virgole, soprattutto) si sono integrate con indicazioni tra parentesi quadre le evidenti omissioni involontarie di preposizioni, congiunzioni, ecc.
Il libro è pubblicato con il patrocinio del Comune di Seren del Grappa. Illustrazioni storiche e carta militare che lo impreziosiscono sono state reperite nel Museo fotografico della Grande Guerra di Seren del Grappa.
Illustrazioni: b/n
Il volume è una raccolta di riflessioni e di parole, le parole della montagna che diventano pensieri. Sono le parole delle ALBE fatte di silenzi. Sono le parole della NOTTE che ha ceduto con discrezione i suoi segreti al VENTO. Sono le parole delle ACQUE che gorgogliano frale ombre di un BOSCO pieno d’incanto. Sono le parole delle ferite inferte dall’uomo ai Monti e che ora raccontano struggenti vicende di una GUERRA non troppo lontana. Sono le parole dell’INVERNO che sigilla la ROCCIA in uno scrigno di diamanti. Sono le parole delle NUVOLE, scialli leggeri dispiegati a coprire le spalle di giganti di pietra: le MONTAGNE.
L’autrice spiega di “aver cercato di fermare il suo tempo nei pensieri che ha raccolto nel lungo cammino che l’ha portata a frugare fra le pieghe di roccia, nei cupi canali, nella luce sfolgorante del sole, nella bandiera turchina del cielo. Un piccolo ricordo per farle pensare che vivere “quassù” non è mai vivere soli e che ogni parola è dono prezioso.
Dopo “le scarpette di vernice” che ha tanto colpito e commosso, Viviana Vazza, di Longarone superstite della tragedia del Vajont torna a riprendere la penna in mano per consegnarci questa ” carezza alla memoria”, una sorta di riconciliazione con il doloroso passato. Ne esce un quadro molto bello: la storia di un luogo e di una comunità e la presentazione di personaggi di grande intensità. Nella sua presentazione il Professor Gioachino Bratti ex-sindaco di Longarone auspica che questo libro possa sfiorare chi legge queste pagine, soprattutto i giovani, per renderli partecipi di un passato ricco di valori e di insegnamenti.
Viviana Vazza nasce a Longarone: all’età di 16 anni si confronta con la tragedia del Vajont che stravolge completamente la sua vita. Nonostante il dolore, ha sempre cercato di trovare spunti per lenirlo e trova negli studi di psicodramma una forza per superarlo. Ha avuto una vita ricca, dipinge e considera la scrittura una “manna del cielo”
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
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