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Piccoli uomini grandi guerre

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Ottobre 1917, grande guerra: la vita di tre famiglie delle Prealpi trevigiane – Stramare detti Theconet, Lio detti Croda e Zanella – viene stravolta dai fatti che seguono la disfatta italiana di Caporetto. La loro tranquilla quotidianità diventa paura e incertezza, in una fuga che le porterà esuli per un anno in terra friulana.

 

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Peso 0,537 kg
Dimensioni 16 × 23 cm
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Descrizione

Ottobre 1917, grande guerra: la vita di tre famiglie delle Prealpi trevigiane – Stramare detti Theconet, Lio detti Croda e Zanella – viene stravolta dai fatti che seguono la disfatta italiana di Caporetto. La loro tranquilla quotidianità diventa paura e incertezza, in una fuga che le porterà esuli per un anno in terra friulana.

Danilo Stramare, già sindaco di Seguisino e dirigente industriale in pensione, ne ha ricostruito la vicenda rincorrendo le testimonianze degli archivi privati e le memorie orali dei sopravvissuti, ora tutti scomparsi. Il risultato è un racconto avvincente e di grande umanità in cui le storie di Meno, Spedito, Maria, Margherita, Angelo, Regina e dei loro congiunti diventano specchio del dramma vissuto da migliaia di altre famiglie venete travolte e stravolte dal dopo Caporetto.

La ricostruzione fatta da Stramare, è precisa e ricca di dettagli anche su luoghi e elementi paesaggistici, forte di una ricerca storica che gli ha permesso di risalire attraverso le foto del tempo a panorami e dettagli così come apparvero ai protagonisti delle vicende narrate.

Lo può verificare lo stesso lettore, grazie alle immagini dell’epoca e alle mappe inserite nel testo di 240 pagine: un supporto prezioso per seguire l’articolarsi di vicende che riserveranno non pochi colpi di scena.

“La grande storia, vista dalla prospettiva della piccola gente, – spiega Stramare – abbatte con questo libro il distacco della lontananza e ritorna viva, forte di una dimensione umana che la rende presenza vicina. Soprattutto restituisce la completezza di un passato che ci appartiene ma di cui i più giovani conoscono spesso solo quanto scritto nei libri di scuola. La grande guerra fu invece molto di più: non a caso, nelle ultime pagine del libro, uno degli esuli protagonisti dirà: “solo ora mi rendo conto che più che contro di noi, quei poveri Austriaci combattevano ormai contro la disperazione”.

E’ una percezione molto diversa da quella di chi in pianura avrà solo guardato da lontano all’occupazione e alla grande guerra. Lo scoprirà con amarezza il seminarista esule Angelo Zanella: rientrato in Seminario a Padova dopo un anno da profugo “qualche compagno gli si avvicina, lo saluta e inizia a chiacchierare di banalità, come se quel conflitto non fosse mai avvenuto e i tanti sacrifici fossero dimenticati. Un professore gli si avvicina. “Ciao Angelo”, gli dice, “allora hai finito di gozzovigliare con gli austriaci?”. Abbassa il capo e si allontana, poi altri insegnanti lo interrogano circa i banchetti goderecci consumati dagli italiani rimasti in sinistra Piave. “Ho sentito che avete sperperato tutte le fortune di una regione” dice un compagno “e che avete mangiato e bevuto a volontà, mentre noi qui in “Italia” pativamo la fame per difendere la Patria”. Angelo si allontana, ha gli occhi lucidi e dentro il suo cuore esplode un sentimento di ribellione: “L’Italia ci ha proprio abbandonato; noi conquistati e vinti a Caporetto non meritiamo di gioire per la vittoria. Quanto è ingiusta la vita – pensa fra sé – ma ormai si sente uomo, non teme più le cattiverie, un anno di schiavitù lo ha reso più forte. Si avvicina a Doro e a Francesco, che adocchia timidi in disparte. Fino al tempo della verità solo da loro può trovare comprensione e anche un po’ di calore”.

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