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Il nuovo risveglio

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Prime nozioni pratiche di agricoltura e viticoltura. 1895

Dai modi di coltivazione della terra alla cura delle viti, questo libro è un piccolo gioiello dedicato a tutti coloro che vogliono riscoprire usi, segreti, suggerimenti di un pioniere dell’agricoltura e della viticoltura veneta nell’Ottocento.

Luigi Crema era nato a Musano (TV) nel 1842. Non aveva frequentato nessuna scuola, aveva imparato a leggere e scrivere da solo e da semplice agricoltore era diventato per passione innnovatore. Sperimentava infatti quel che riteneva conveniente, come nel caso dei trattamenti sulle viti con solfato, rame e calce, in quantità, diluizioni e tempi diversi. Era importante sperimentare, perché il micidiale fungo, chiamato peronospora, faceva strage di viti.

Scrive Crema ai suoi lettori: “Oh cari lettori compatite se questo libro non è scritto con grammatica ma è appoggiato dal contadino sulla pratica della esperienza e della verità e se volete veder la garanzia vi farò l’opera mia nella piantagione mia.”

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Informazioni aggiuntive

Peso 0,127 kg
Dimensioni 11 × 17 cm
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Descrizione

Prime nozioni pratiche di agricoltura e viticoltura. 1895

Dai modi di coltivazione della terra alla cura delle viti, questo libro è un piccolo gioiello dedicato a tutti coloro che vogliono riscoprire usi, segreti, suggerimenti di un pioniere dell’agricoltura e della viticoltura veneta nell’Ottocento.

Luigi Crema era nato a Musano (TV) nel 1842. Non aveva frequentato nessuna scuola, aveva imparato a leggere e scrivere da solo e da semplice agricoltore era diventato per passione innnovatore. Sperimentava infatti quel che riteneva conveniente, come nel caso dei trattamenti sulle viti con solfato, rame e calce, in quantità, diluizioni e tempi diversi. Era importante sperimentare, perché il micidiale fungo, chiamato peronospora, faceva strage di viti.

Luigi era chiamato anche con il soprannome di Gigio Corte: “corte” intesa come concimaia perché sperimentava anche questa. Aveva capito, senza comprenderne il significato, che il letame non doveva essere utilizzato tal quale, ma era necessario un certo periodo di maturazione per la sua trasformazione, meglio se compiuta mescolato con terra o terriccio o altre sostanze decomponibili che recuperava per la circostanza. Aveva capito, ignorandone il processo batteriologico, che il letame doveva trasformarsi in sali minerali e per raggiungere tale scopo aveva costruito due “corte” o letamai, in modo da utilizzarne uno mentre l’altro era in preparazione per la fermentazione e la maturazione.

Calcolava anche i rendimenti produttivi, non solo delle viti, ma anche di altre coltivazioni, prima con un tipo di letame e poi con un altro, rendendosi conto della quantità e della qualità dei raccolti. Proponeva quindi, ai suoi lettori, non solo la merce che vendeva, ma anche i procedimenti per ottenere il meglio, sia come quantità che come qualità.

Un altro particolare va messo in evidenza: raccomandava agli agricoltori di alternare il sistema di aratura con aratri di legno e aratri di ferro. Questi ultimi avevano il vantaggio di rivoltare il terreno da profondità maggiori rispetto all’aratro di legno, portando in superficie il terreno più fertile ed ottenendo un migliore risultato nei raccolti. Senza esagerare però, in quanto doveva essere evitato che la ghiaia appena sottostante potesse essere portata in superficie.

Scrive Crema ai suoi lettori: “Oh cari lettori compatite se questo libro non è scritto con grammatica ma è appoggiato dal contadino sulla pratica della esperienza e della verità e se volete veder la garanzia vi farò l’opera mia nella piantagione mia.”

Il libro è illustrato con foto d’epoca b/n

 

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