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€8,50
Memoriale inedito del Generale di Brigata Alvise Pàntano. Il racconto ricostruisce i sacrifici straordinari compiuti dai bersaglieri sull’Isonzo, sulle Dolomiti e durante la ritirata di Caporetto. Ne risulta una fotografia a tratti dura ma molto viva i cui protagonisti sono sempre e solo gli uomini e il loro coraggio.
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I bersaglieri nella Grande Guerra sono stati tra gli eroi dimenticati: non una medaglia, nemmeno proposta, eppure compirono sacrifici straordinari per la salvezza della Patria, sull’Isonzo, sulle Dolomiti e durante la ritirata di Caporetto. Un silenzio che non è mai stato interrotto come racconta il libro “Guerra 1915-1918. Rapporto di un bersagliere”, fresco di stampa per Edizioni DBS.
il volume, a cura di Giovanni De Donà e Giuseppe Teza, riporta integralmente il memoriale inedito del Generale di Brigata Alvise Pàntano, opitergino classe 1866. Impegnato sul fronte dolomitico fin dal maggio 1915, prima col grado di Capitano e poi con quello di Maggiore, Pàntano ricostruisce gli eventi così come li visse assieme ai suoi uomini: in modo schietto, evidenziando a volte la distanza tra realtà, comunicazioni degli alti comandi e messaggi della propaganda. Ne risulta una fotografia a tratti dura ma molto viva i cui protagonisti sono sempre e solo gli uomini e il loro coraggio.
Anche nel caos che caratterizzerà la ritirata di Caporetto, vissuta da Pàntano e dai suoi bersaglieri, il racconto dell’Alto Ufficiale è diretto, e senza giri di parole o omissioni narra lo sconcerto, la paura e l’incertezza iniziali; poi ancora lo sbando di alcuni reparti rimasti senza guida, la mancanza di viveri, la disperata ritirata attraverso il Cadore, la marcia serrata verso Longarone, Belluno, Busche e Feltre fino a raggiungere la linea del Piave.
Numerosissime sono le località interessate: il bellunese con l’alta valle del Cordevole, la Valle di San Pellegrino, il Col di Lana e il Set Sass, la Val Lagarina, la Carnia con Alto Degano, per citare le principali. A arricchire il racconto tantissime fotografie, molte delle quali inedite, che documentano il racconto di Pàntano e la drammaticità dei fatti descritti.
A concludere il libro l’appendice scritta dal figlio Silvio basandosi sulle note lasciate incompiute dal padre, che raccoglie il senso ultimo del racconto del Generale. In esse l’Alto Ufficiale, ormai in pensione, torna sui fatti narrati ribadendo l’ingiustizia del silenzio calato sul coraggio dei suoi bersaglieri. Il loro sacrificio rimase nell’oblio, nonostante i reclami dello stesso Pantano al Ministero della Guerra.
Scrivono nell’introduzione al libro Giovanni De Donà e Giuseppe Teza: “ Nel momento in cui molti reparti si sfaldavano e per i nostri paesi trascorrevano lunghe teorie di soldati avviliti ed esausti, c’era chi portava fino in fondo la consegna ricevuta, quella di resistere per poche ore così da permettere il ritiro degli altri. L’albo d’oro dei caduti della Grande Guerra non ricorda questi eroi o confonde il luogo del sacrificio, ma sorprende soprattutto il fatto che tanti testi dedichino alle tragiche vicende del novembre 1917 solo delle brevi citazioni… La resistenza disperata di questi uomini ci sembra mirabile, meritevole tra l’altro di una medaglia che non solo non è mai arrivata, ma neppure è mai stata proposta. Forse perché la luce di Vittorio Veneto era ancora molto, molto lontana”.
Il volume è una raccolta di riflessioni e di parole, le parole della montagna che diventano pensieri. Sono le parole delle ALBE fatte di silenzi. Sono le parole della NOTTE che ha ceduto con discrezione i suoi segreti al VENTO. Sono le parole delle ACQUE che gorgogliano frale ombre di un BOSCO pieno d’incanto. Sono le parole delle ferite inferte dall’uomo ai Monti e che ora raccontano struggenti vicende di una GUERRA non troppo lontana. Sono le parole dell’INVERNO che sigilla la ROCCIA in uno scrigno di diamanti. Sono le parole delle NUVOLE, scialli leggeri dispiegati a coprire le spalle di giganti di pietra: le MONTAGNE.
L’autrice spiega di “aver cercato di fermare il suo tempo nei pensieri che ha raccolto nel lungo cammino che l’ha portata a frugare fra le pieghe di roccia, nei cupi canali, nella luce sfolgorante del sole, nella bandiera turchina del cielo. Un piccolo ricordo per farle pensare che vivere “quassù” non è mai vivere soli e che ogni parola è dono prezioso.
Dopo “le scarpette di vernice” che ha tanto colpito e commosso, Viviana Vazza, di Longarone superstite della tragedia del Vajont torna a riprendere la penna in mano per consegnarci questa ” carezza alla memoria”, una sorta di riconciliazione con il doloroso passato. Ne esce un quadro molto bello: la storia di un luogo e di una comunità e la presentazione di personaggi di grande intensità. Nella sua presentazione il Professor Gioachino Bratti ex-sindaco di Longarone auspica che questo libro possa sfiorare chi legge queste pagine, soprattutto i giovani, per renderli partecipi di un passato ricco di valori e di insegnamenti.
Viviana Vazza nasce a Longarone: all’età di 16 anni si confronta con la tragedia del Vajont che stravolge completamente la sua vita. Nonostante il dolore, ha sempre cercato di trovare spunti per lenirlo e trova negli studi di psicodramma una forza per superarlo. Ha avuto una vita ricca, dipinge e considera la scrittura una “manna del cielo”
Questa non è una guida, questa non è una mappa, questo non è un libro. E’ la traduzione in testi, immagini e dati della magnifica traversata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi editati da un gruppo di appassionati che le vivono, le percorrono e le amano.
Progetto nato dalla collaborazione tra il Club Alpino Italiano sezioni di Agordo, Belluno, Feltre, Longarone, Oderzo e Val di Zoldo e il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
Tutte le nostre spedizioni in Italia avvengono via corriere BRT. Per costi e termini di servizio clicca qui.
Per contattarci: info@edizionidbs.it
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